Quantcast
Channel: natura Archivi - Latitudes
Viewing all articles
Browse latest Browse all 134

Rosso come l’avorio

$
0
0

Un libro per chi ha conosciuto e subito amato l’Africa e per chi ancora non la conosce ma si aspetta molto dall’incontro. Ci penserà il romanzo di Nico Tondini a rievocare ricordi e stimolare nuove esperienze.

di Federico Formignani

elefante-Tsavo-National Park-Kenya
Un elefante dello Tsavo West National Park, Kenya ©Nico Tondini

“… la sua mano incontrò quella della donna appoggiata sul tavolo. Lui la accarezzò, le dita dei due s’intrecciarono con un gesto semplice, naturale, di profonda intimità, che dette un’emozione intensa ad entrambi”. Così ha termine il romanzo di Nico Tondini “Rosso come l’Avorio” (edizioni del Faro, € 19).

Così descrive, con delicatezza, l’inizio di un’amicizia che diverrà più intima tra il protagonista, ranger bianco dall’animo irrimediabilmente africano e Tirunesh, una splendida, pacata donna di questa terra, dalla capigliatura riccioluta.

Questo potrebbe essere l’incipit (forse) del prossimo romanzo di Nico; ma dato che non amo molto i sequels, spero scriva cose diverse, anche se sicuramente africane!

Confesso di non essere mai stato un assiduo lettore di romanzi; ne ho letti, ci mancherebbe, ma ho sempre preferito libri di storia, di viaggi e di scoperte umane e scientifiche. Libri, insomma, di saggistica ad ampio spettro, in relazione ai personali interessi e ai temi trattati.

La storia

libro-rosso-come-lavorio-nico-tondini
La copertina del libro di Nico Tondini

La storia di questo libro si svolge in un arco di tempo che colloca i protagonisti ranger con i comprimari fuorilegge già nel pieno delle loro vite, vissute giorno dopo giorno, ciascuno alla ricerca del modo migliore per soddisfare le personali esigenze e inclinazioni.

I fuori legge per uccidere animali (e non solo), trafficare, rubare e perpetrare una spoliazione sistematica della natura e dei suoi delicati equilibri; gli altri per far sì, con puntiglio, furbizia e determinazione, che tali delitti non avvengano o quanto meno siano limitati come numero e conseguente effetto negativo.

L’arte descrittiva di Tondini

Il merito descrittivo di Nico è quello di aver saputo altalenare con sapienza episodi della continua lotta fra le forze del bene e quelle del male, con frequenti digressioni affidate ai vari protagonisti.

Tondini, in quanto scrittore, è il collettore e l’estensore delle idee, riflessioni e considerazioni messe in bocca ad altri, ma figlie della sua profonda conoscenza di questa splendida terra.

Le atrocità verso animali e persone si stemperano nel grande quadro di una natura che è insieme madre e matrigna, amorevole e spietata, difficile e sublime. Alla fine, è l’Africa che emerge sopra ogni cosa; l’Africa terra antica che davvero prende il corpo e la mente di chi ha avuto la fortuna di frequentarla.

Inutile tornare sui protagonisti e sugli avvenimenti; il libro va letto, in modo tale che ciascuno, attraverso le pagine di Nico, possa immaginare e costruire un personalissimo scorcio di continente.

I luoghi teatro degli avvenimenti narrati? I grandi Parchi del Kenya di Tsavo Est e Ovest e la Riserva Naturale di Maasai Mara.

Solo storie di persone, misfatti e redenzioni, in questo libro? Fosse solo questo, resterebbe un bel libro, un bel racconto di azione e di suspence; che non è poco. Ma “Rosso come l’Avorio” esce brillantemente da questi schemi perché, conoscendo Nico, non avrebbe potuto essere che così.

Sono le numerose “finestre” descrittive, sempre varie ed esaurienti nei contenuti, che impreziosiscono il volume e lo rendono più che godibile.

La realtà africana

Nico-Tondini-kenya-africa
©Nico Tondini

Nico conosce l’Africa: questo è fuori di dubbio; ma alla conoscenza e alla frequentazione negli anni ha aggiunto qualcosa di definitivo e prezioso: un amore incondizionato per la gente che ci vive, per le infinite specie animali e vegetali che la impreziosiscono, per gli incredibili paesaggi che la plasmano.

E lo dice convintamente nelle sue pagine: “… in Africa è molto giorno o molto notte. Tutto è forte: la pioggia, il sole, la luce, il vento, la siccità, la vita, la morte. Nella savana tutto è violento: la gazzella gentile che hai visto stamani, questa notte sarà uccisa e mangiata dal leopardo. Il piccolo d’impala appena nato, spesso vive meno di un’ora, preda facile di leoni e ghepardi, morirà col cordone ombelicale che gli pende ancora dalla pancia e non vedrà mai un tramonto. In Africa ci sono poche mezze misure e non ci sono sfumature …”.

Solo pietas per la sorte di esseri umani e animali? Certo, ma l’Africa è anche questo, lo si voglia o meno; un insieme diregole” primordiali che finiscono per stabilirne una universale e immutabile nel tempo.

Nelle grandi distese dei territori protetti (purtroppo ridotte rispetto a un tempo) le scoperte di Nico spaziano oltre, affondano nella quotidianità dei rapporti interpersonali dei protagonisti che parlano lo Swahili, che conoscono le abitudini di vita dei grandi, favolosi Big Five, ma non ignorano e aiutano la pericolosa precarietà di vita dei piccoli animali, grazie alla conoscenza acquisita del loro modo di vivere.

Attenzioni riserbate anche alla difficile vita del mondo vegetale, di volta in volta cibo, teatro di caccia o di fuga per bestie tra loro in perenne competizione, con le grandi che aggrediscono e le più deboli che fuggono.

Un carosello giornaliero e notturno che i ranger ben conoscono, amministrano e rispettano. Mestiere difficile ma tutt’altro che noioso, questo.

Gli animali possono a volte essere anche un pericolo e vanno evitati o assecondati in base all’esperienza acquisita, ma talvolta possono riserbare gradite sorprese e scorci di serena partecipazione, come quando il fuoristrada si trova a fronteggiare un muro di enormi elefanti, dal cui branco sbucano i cuccioli o i meno cuccioli come questo: “… uno dei due piccoli, di certo un giovanissimo maschio, emise un barrito acuto e comico, di cui era sicuramente fiero, una sorta di trombetta di carnevale. Fece tre passi, provando una minacciosa carica esilarante, strusciando a terra le zampe anteriori, aprendo le orecchie e barrendo ancora”.

L’importanza dei dettagli

safari-Tsavo-National Park-Kenya
Safari al Lualenyi ranch, Mwatate, Kenya ©Nico Tondini

Dopo aver letto “Rosso come l’Avorio”, mi piace concludere indicando ai lettori quello che di questo libro più mi ha colpito, in omaggio alla già dichiarata preferenza per i dettagli: l’insieme delle descrizioni di oggetti e ambienti (cose europee e indigene); i cibi e il modo di cucinarli e gustarli; il rispetto per gli anziani e per quello che dicono: nel romanzo c’è un vecchio – un po’ eremita e un po’ santone – che prevede il futuro e suggerisce consigli su come comportarsi per evitare eventi negativi o per accogliere nel migliore dei modi fortune in arrivo.

Anche i rapporti tra i vari ranger e le numerose figure umane che popolano la storia, sono indicativi; Nico colloca ogni protagonista nella sua giusta luce, mettendone in risalto pensieri, umanità, comportamenti, cameratismo.

Situazioni, ne sono certo, frutto anche di esperienze personali. Il romanzo di Nico è, alla fine, un vero condensato di vita di una parte del Kenya che lui ha indagato a fondo, con la scrupolosità del cronista che tutto annota perché tutto va poi raccontato a beneficio di altri.

Le suggestioni nel dialogo finale

Nico-Tondini-libro-rosso-come-l'avorio
©Nico Tondini

Molti, in diverse zone del Paese, lo avranno aiutato in questa meticolosa ricerca; amici come estranei ma gran parte della farina, nessun dubbio, proviene dal suo sacco. Verso la fine del libro i tre ranger parlano tra loro e si pongono una serie di domande: “… Ti sei mai chiesto chi siamo noi? Noi siamo il ruggito del leone che taglia la savana e la percorre per otto chilometri. Siamo il vento, la risata scomposta delle iene, il fischio del ghepardo. Siamo i cieli stellati, i tramonti infuocati, il belato del piccolo di kudu, il raglio ruvido delle zebre e il galoppo goffo e polveroso degli gnu. Siamo i frutti del baobab dalla polpa acidula, i baccelli ritorti dell’acacia tortilis. Abbiamo il passo sciolto dello sciacallo e le unghie forti del leopardo. Noi siamo la siccità, siamo le nuvole umide di pioggia, siamo i monsoni. Quello che facciamo dà senso alla nostra vita, crea la perfezione dei nostri giorni. Noi non moriremo mai. Noi siamo l’Africa”.

Si, mzungu, amico mio: l’hai detto, da scrittore e da ranger. Tu sei anche Africa e hai avuto il merito, con il tuo libro, di farci sentire una piccola parte di quel meraviglioso Continente.

Testo di Federico Formignani|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

L'articolo Rosso come l’avorio proviene da Latitudes.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 134