La Camargue, grande area semipaludosa creata dall’immenso delta del Rodano che si allarga verso il Mediterraneo nel Golfo del Leone, è una delle regioni naturalisticamente più affascinanti d’Europa.
Testo e foto Michele Dalla Palma
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“…Ascolto la voce rauca e potente del Mistral, responsabile del blu siderale che domina questa terra sospesa tra cielo e mare. Arruffa le file di pioppi spontanei cresciuti lungo le rive dei mille canali e rivoli creati dal grande fiume. L’acqua del Rodano non vuole rinunciare ad accarezzare ogni ansa, ogni scenografia, ogni lembo di questa regione dove Bellezza e Natura sono sinonimi.
E hanno i colori del cielo e della terra, dell’acqua, dei boschi e dei prati fioriti. Seduto sul bordo di un orizzonte, osservo, senza riuscire a definirle, le infinite sfumature di questo mondo naturale che sembra avvolgermi, inglobandomi in un tempo immobile. E comprendo la pazzia creativa che ha contagiato tutte le grandi menti contagiate dalla forza irresistibile di queste terre.
Non esiste casualità nelle fantasie degli artisti. Che non per caso si sono ritrovati qui, provenienti da ogni città d’Europa, vicina e lontana. Van Gogh, Matisse, Picasso, Cezanne, Gauguin, Renoir, Mirò, Chagall… tutti i geni creativi del Romanticismo sono stati stregati dalle sfumature e atmosfere create dal Mistral tra gli acquitrini della Camargue e le colline della Provenza…”
Sono questi i pensieri che mi catturano ogni volta che torno qui. Con la scusa di accompagnare qualche amico appassionato di fotografia in luoghi capaci di ubriacare di bellezza. In ogni stagione.
La Camargue, e tutta la circostante regione della Provenza rappresentano, per un cacciatore di immagini, un giardino dell’Eden dove è assai facile, colpiti da una sorta di sindrome di Stendhal, dimenticarsi di fotocamere e obiettivi per lasciarsi rapire dalla Bellezza di questo microcosmo dominato dai colori fondamentali della percezione visiva.
Blu. Verde. Giallo. Bianco. Rosso… colori netti, precisi, senza alternative. Fanno da cornice a un mondo rurale ancora dominato dal ritmo della Natura.
Tori e cavalli, l’anima della Camargue
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Un’anima viva, reale, potente com’è ogni aspetto di questa regione. Qui tori e cavalli vivono in una condizione di semi-libertà, allo stato brado, controllati da lontano dagli ultimi autentici “cowboys” che qui si chiamano “gardians“, antico termine che ha origine dall’occitano gardo-besti, “guarda bestiame”.
Perennemente in sella ai loro cavalli color crema, i “gardians” hanno il compito di evitare che le “manades“, le mandrie di tori e cavalli, si disperdano o invadano le praterie di altri allevatori.
Osservare i branchi di cavalli Camargueis correre tra prati e acquitrini è una delle scene più emozionanti che possono concretizzarsi nell’obiettivo di un fotografo, evocatrice di un passato dove uomo e Natura, ambiente e attività umane erano in armonia ed equilibrio… qui, ancora oggi, vivo e reale.
Perchè l’allevamento dei cavalli e dei tori, in Camargue, prima ancora di essere un lavoro è cultura, tradizione e conservazione di antichi rituali di collegamento tra uomo e terra.
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Sono antichi, i cavalli bianchi endemici di questa regione della Francia, perfettamente adattati alle zone umide del delta del Rodano.
Rustici, piccoli ma potenti, sono tra le razze più antiche del mondo, conosciuti dai tempi dei Fenici per la loro resistenza senza paragoni con nessun altro equino.
Curiosamente, nascono grigi, scuri, e solo verso i 4/5 anni di vita si trasformano negli straordinari e potenti animali bianchi e muscolosi che scorrazzano liberi tra stagni paludi e torbiere.
Le mandrie, solitamente formate da una dozzina di capi, sono composte da un solo stallone e le sue giumente, che solitamente partoriscono i puledri, in piena libertà, tra aprile e luglio.
Solo alcuni maschi, dopo i tre anni di età, vengono “catturati” per essere addestrati, un’operazione molto delicata che richiede grandi doti e soprattutto infinita pazienza da parte del “gardian” che dovrà riuscire ad abituare alle redini un animale abituato a vivere libero e selvaggio.
Come liberi e selvaggi vivono i leggendari tori Camargueis, anch’essi una razza autoctona del delta del Rodano, che in duemila anni di convivenza l’uomo non è mai riuscito ad addomesticare… ma continua ad allevare unicamente per le sue attitudini alla lotta e alla corsa.
È il vero sovrano di queste terre, il toro. Protagonista unico della “corsa camarghese“. In ogni villaggio della Camargue, da Arles a Saint Marie de la Mer, c’è una arena, che riproduce le fattezze dell’antico capolavoro di età imperiale romana conservato nella capitale della regione, dove da aprile a ottobre si svolgono regolarmente i “giochi taurini”.
Una tradizione che risale all’Alto Medioevo, ma che ha come protagonista il toro, non l’uomo. È l’animale l’eroe, la star, il guerriero… gruppi addestrati di giovani atleti, dentro all’arena, sfidando la corsa e gli scarti del toro, devono cercare di togliere una piccola coccarda legata tra le lunghe corna.
Autentiche lame lunghe e affilate rivolte verso il cielo. Non sono infrequenti gli incidenti, anche letali, che rischiano i giovani uomini per sfidare la furia del toro, che quando riesce a conservare il batuffolo di stoffa tra le corna (segno che nessuno è riuscito ad avvicinarlo a sufficienza per strapparglielo di dosso) viene portato in trionfo ed esibito come una star di Hollywood.
Ci sono tori che sono entrati nella leggenda, a cui vengono erette statue nelle piazze dei paesi, e ogni allevatore – sono 120 che gestiscono circa 15.000 capi – sogna che uno dei suoi animali diventi un campione. Che quando si ritirerà dalle esibizioni vivrà ancora a lungo, trattato come un prezioso patrimonio.
Un paradiso naturalistico
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Il più esteso delta fluviale del Mediterraneo occidentale, oltre 930 chilometri quadrati di paludi, acquitrini, foreste planiziali, lagune salmastre, canneti e aree coltivate, è un autentico paradiso per una incredibile quantità di specie faunistiche, in particolare uccelli, sia stanziali che migratori, che qui trovano le condizioni ideali per la vita e la riproduzione.
Non è certo un caso se qui si trova la più grande colonia di fenicotteri rosa fuori dal continente africano; si trovano ovunque, negli stagni della Camargue, questi magnifici e imponenti volatili, ma in massima parte le circa 10.000 coppie che vivono qui si possono osservare in due punti particolari.
Il più affascinante per la vicinanza e la quantità di animali è il Parco ornitologico del Pont de Gau, un’area di 60 ettari in cui oltre ai fenicotteri è possibile osservare un’incredibile varietà di uccelli. L’altro è l’Etang du Fangassier, a poca distanza da Salin-de-Giraud, “luogo eletto” dei fenicotteri rosa per la riproduzione.
Orizzonti camarguesi
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Il villaggio di Salin-de-Giraud, nel sud-est del delta della Camargue, sulla riva destra del Rodano, è un invito a nozze per qualunque fotografo.
Le saline che lo circondano trasformano il paesaggio costiero in un immenso collage di colori, dal bianco candido dei cristalli salini al rosso-viola delle vasche “mature”, dove da secoli si raccoglie il sale.
Qui, nel 1895, fu fondata la società Solvay, che rese possibile la produzione di soda, trasportata ai saponifici di Marsiglia con navi attraverso il Rodano e poi via mare.
Colline di sale costeggiano l’unica strada che porta al litorale, dove la strada finisce e inizia la natura selvaggia di Piémanson, sette chilometri di dune e spiaggia sabbiosa, una ideale platea per osservare incredibili tramonti, che il Mistral a volte trasforma in palcoscenici dove recitano nuvole imbizzarrite, trasformando la realtà in un racconto di fantascienza sospeso tra le onde impetuose del Golfo del Leone e il cielo.
I colori di Arles
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Ci sono tutte, nelle tele di Van Gogh, le sfumature della Camargue e della Provenza. I suoi cieli, le sue distese di prati e campi dorati, l’ocra della pietra e le tinte pastello delle case.
Passeggiare al tramonto, o di prima mattina, prima che il respiro degli uomini inquini l’aria frizzante e pulita del Mistral, tra le viuzze in salita di Arles, è vivere un racconto antico che si riverbera nell’eco dei passi sulle lastre di calcare delle strade.
Un viaggio nel tempo che porta ai veterani della VI Legione romana; per ricompensa delle loro vittorie ebbero il privilegio di governare sull’antica colonia greco-massaliota che era già uno dei centri più importanti delle Gallie.
Costruirono un imponente muro di cinta fortificato, un foro, diversi templi, il teatro, una basilica e l’acquedotto che portava acqua dalle Alpilles.
Nel V secolo la “Piccola Roma di Gallia” esportava olio, salumi, carne, riso e aveva una propria moneta, e divenne così bella da diventare la seconda casa dell’Imperatore Costantino e capitale della Gallia, che comprendeva Spagna, parte della Francia e la Bretagna.
Quelle tracce sono ancora vive e potenti, e si fondono con armonia ed equilibrio nella incantevole natura di una delle regioni più belle del mondo… nonostante i francesi!
Infoutili
Una Exclusive Experience Nikon School con Michele Dalla Palma
Una full immersion straordinaria nella natura senza compromessi della Camargue, “isola” nel cuore del delta del Rodano, nella Provenza francese. Corse di cavalli bradi nelle scenografie di acquitrini e praterie, distese di fenicotteri della più importante colonia di questi uccelli fuori dall’Africa, le atmosfere di Arles che hanno stregato Van Gogh e tutti i più grandi pittori del romanticismo… un concentrato di emozioni da vivere dietro il mirino della fotocamera, per catturare momenti irripetibili.
Tra i focus della Exclusive Experience: le corse dei cavalli e dei tori tra stagni e paludi; la vita dei “cowboys” della Camargue; i fenicotteri e gli uccelli migratori di Pont de Gau; gli incredibili colori delle saline di Giraud; le scenografie medioevali di Aigues Mortes; le atmosfere di Arles e i colori della Provenza; le suggestioni di Paul Cezanne a Aix en Provence.
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Anche se sostengo l’assoluta predominanza del pensiero e dell’idea del fotografo rispetto alla tecnologia e alle attrezzature, è innegabile che in un reportage come questo sia necessario disporre di ottiche e fotocamere in grado di supportare le necessità tecniche.
In particolare, per le fotografie ai cavalli e ai tori, avevo montato sulla mia Nikon Z6II l’eccellente Nikkor Z 70/200 f2.8, che mi ha consentito di scattare con tempi tra 1/1000 e 1/2000 con lo scopo di “congelare” sia la corsa degli animali che il “muro di gocce d’acqua” rendendo così l’immagine estremamente dinamica.
Per fenicotteri e altri uccelli l’utilizzo del Nikkor 300 f4 mi ha permesso di catturare sia le immagini di insieme che i dettagli significativi delle “danze” con cui i fenicotteri cercano le compagne.
Personalmente utilizzo spesso il teleobiettivo anche per le fotografie di paesaggio, perchè trovo molto gradevole l’effetto di “schiacciamento” della prospettiva causata da questa focale, e anche la possibilità di cogliere particolari che arricchiscono il racconto.
Testo e foto Michele Dalla Palma|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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