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Alto Adige, trekking in Val d’Ultimo

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Escursione in Val d’Ultimo, Alto Adige

Il fascino superbo della Val d’Ultimo, in Alto Adige, deriva dalla natura che modella il territorio. I numerosi sentieri invitano gli escursionisti a compiere lunghe e piacevoli camminate nel verde.

Istituito nel 1935, il Parco Nazionale dello Stelvio è un’area protetta che si estende per oltre 130 mila ettari di cui quasi 54 mila in Alto Adige.

Fra le vallate altoatesine più incontaminate una, la Val d’Ultimo, è ospitata proprio nell’area di pertinenza del parco, fiancheggiata a nord dalla catena del Gioveretto, dalle creste dell’Ortles sud-orientale e, a sud, dalla catena delle Maddalene.

In questo territorio, boschi, ruscelli e vecchi masi centenari sembrano far parte di un piccolo paradiso dove le tradizioni e la frizzante aria alpina si mescolano fra loro.

Sia d’inverno che d’estate, questa valle a poche decine di chilometri da Merano è una chicca da non perdere, un luogo immerso nella natura, perfetto per escursionisti e amanti del trekking.

Da qualsiasi parte si guardi, il panorama è a dir poco suggestivo con le cime delle montagne e il carattere rurale di tanti paesini a fare da cornice.

Nella Ultental, il nome in tedesco della vallata, si snodano 600 km di sentieri ben segnalati che, attraverso foreste e vasti pascoli, accompagnano in uno degli ambienti naturali più autentici dell’Alto Adige.

L’antica segheria Lahnersäge a Santa Geltrude

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Un sentiero in Val d’Ultimo, Alto Adige ©Shutterstock

La maggior parte del territorio della Val d’Ultimo è occupato dall’omonimo paese (Ultimo per l’appunto) che si estende dalla chiesa parrocchiale di Santa Valburga sino al lago di Fontana Bianca, alla fine della vallata.

In località Santa Geltrude, qui gli abitanti sono circa 300, si trova l’antica segheria Lahnersäge dove sino agli anni ’80 i contadini della zona portavano la loro legna a tagliare.

Oggi questa preziosa testimonianza del passato è un interessante centro (gli altri tre si trovano a Martello, Prato allo Stelvio e Trafoi, in Val Venosta) dedicato ai visitatori del Parco Nazionale dello Stelvio dove s’insegna l’importanza dei boschi per l’uomo e la natura.

Nelle sale espositive della segheria, che è stata restaurata conservandone l’antico fascino, si può imparare tutto ciò che riguarda il bosco e il legno così anche come a riconoscere la flora e la fauna del territorio grazie a interessanti escursioni virtuali attraverso i vari ambienti naturali che caratterizzano l’area.

All’esterno della struttura ci sono, invece, il vecchio mulino alimentato con l’acqua del ruscello, uno dei pochi ancora funzionanti in tutta la vallata ed utilizzato per macinare il grano, e gli attrezzi usati un tempo per tagliare la legna, dal tronco alle tavole.

Ma non solo. Qui si può imparare a distinguere i diversi tipi di legno osservandone le caratteristiche di corteccia, nodi e venature. E se si vuole scoprire la storia delle “scandole”, le assicelle utilizzate per ricoprire i tetti, questo è il posto giusto per farsi raccontare i segreti di un’antica tecnica costruttiva, tipica delle regioni fredde, che prevede la sovrapposizione di “schegge” di legno, da un minimo di due a un massimo di quattro strati, a seconda dell’inclinazione e della pendenza del tetto.

L’escursione sulle tracce degli animali

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La biologa Birgit Lösch mentre mostra una porzione delle corna di un cervo

Partendo dalla segheria (al civico 62 di Santa Geltrude), la biologa Birgit Lösch accompagna nel trekking alla scoperta di questo angolo di Parco Nazionale dello Stelvio.

Fra le escursioni proposte nel periodo invernale c’è quella sulle tracce degli animali selvatici, una passeggiata adatta (e che piacerà) a tutti: indispensabili solo scarponcini da montagna e abbigliamento caldo (in caso di necessità, i ramponi da ghiaccio sono forniti gratuitamente dal centro visitatori).

L’escursione, fra le 3 e le 5 ore a seconda del percorso effettuato, è una piacevole esperienza per conoscere fatti e curiosità sulla vita della fauna locale, fra cui le strategie di sopravvivenza adottate dagli animali in questi luoghi alpini.

Una passeggiata di poco più di un chilometro sull’asfalto, inizialmente in leggera salita, accompagna dal paese all’inizio dell’itinerario, segnalato dalla tabella panoramica del parco dello Stelvio.

La strada lascia presto spazio a un sentiero immerso nel bosco, a tratti esposto al sole, che porta fra le bellezze naturali della Val d’Ultimo. Con la biologa s’impara a osservare e distinguere le tracce degli abitanti del bosco, le loro abitudini alimentari, i segni del loro passaggio, i profumi e i suoni della natura.

Fra saliscendi e qualche passaggio singletrack, all’ombra del bosco che odora di resina e al sole che ne esalta colori e sfumature, si prosegue l’escursione guidata fiancheggiando vecchi masi e attraversando un paio di volte piccoli ruscelli dove, in inverno, le basse temperature che incontrano l’acqua si divertono a creare vere e proprie opere d’arte di ghiaccio.

I tesori culinari della Val d’Ultimo

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Merenda con speck altoatesino, pane di segale locale e un bicchiere di vino rosso di fronte agli alpeggi ©Shutterstock

Usciti dal bosco, prima di riprendere la direzione del centro visitatori, si può optare per una piacevole pausa gastronomica in uno dei ristoranti di Santa Geltrude come l’Arnstein (Strada Principale, 12) dove assaporare piatti della tradizionale cucina altoatesina.

Da assaggiare, oltre a canederli allo speck e gulash di manzo, anche gli schlutzkrapfen, mezzelune ripiene di ricotta e spinaci, brodo di pane e strudel di mele.

Testo di Sonja Vietto Ramus foto S. Vietto Ramus e Massimo Valentini|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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