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Un favoloso ‘Banyan Tree’

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di Federico Formignani

Che si tratti di un albero – però con la ‘A’ più che maiuscola – non c’è ombra di dubbio. Qualcosa di paragonabile – per la maestosa imponenza complessiva – a certe secolari querce europee, alle altissime sequoie della California o, ancora, ai giganteschi baobab africani. L’impressione che se ne ricava, entrando in contatto con questa meraviglia della botanica, è quella di avere l’immediata sensazione che non di un singolo albero si tratti, bensì di una incredibile foresta. Poi si scopre che da un vecchissimo tronco madre, col trascorrere degli anni, sono nati e si sono sviluppati centinaia di tronchi secondari, intricati rami, voluminose radici, che a loro volta hanno finito per conficcarsi nel terreno circostante la pianta madre.  La città che ospita questa meraviglia è Chennai (quando il fico d’India è nato si chiamava Madras). Il Banyan Tree occupa una superficie di circa 4000 metri quadrati situati lungo la riva meridionale del fiume Adyar, poco prima che questo sfoci nell’Oceano Indiano a dividere le vastissime spiagge di Marina Beach a nord e di Elliots Beach a sud. L’intera area che a sud di Chennai ingloba quella riservata al grande fico d’India, è ricca di parchi, giardini e dimore in stile coloniale.

La zona del Banyan è interamente circondata da una rete metallica che la protegge da ingressi non controllati. Non è, questa, una misura adottata per proteggere il grande albero da gesti vandalici; gli indiani sono troppo rispettosi nei confronti della natura e delle creature che la abitano per temere qualche azione distruttiva. Il motivo di tale ‘protezione’ risale a molti anni fa, conseguente ad un evento meteorologico eccezionale: un fulmine di forza inaudita, come sono talvolta quelli che si sviluppano durante la stagione dei monsoni, ha colpito il tronco principale del Banyan, distruggendo una notevole porzione dell’albero-foresta. A suo tempo, gli specialisti in botanica hanno curato con amore le ferite dell’albero, facendo in modo che la pianta riprendesse le sue funzioni vitali – poco per volta ma con sicurezza – attorno allo yawning hole (buco sbadigliante) che prima ospitava il tronco integro; altri tronchi minori erano per fortuna rimasti, ma la protezione dell’area era stata ritenuta comunque necessaria. C’era poi da non sottovalutare, in questo desiderio costante delle autorità di proteggere e curare l’albero, il pericolo che il Banyan finisse per morire in accordo a una leggenda tramandata da più generazioni; morto il Banyan, morta anche Chennai; e questo era un rischio che nessuno si sentiva di correre. Sarà anche per tale motivo che i week-end della capitale del Tamil Nadu vedono un continuo affluire nella riserva di visitatori, famiglie, appassionati della natura, per  controllarne lo stato di salute, per consumarvi affollati pic-nic o, semplicemente, per approfittare del refrigerio che gli infiniti rami dell’albero-foresta offrono.

Una volta entrati, ci si perde, in senso fisico e metaforico. La frescura che regala, i mille ronzii degli insetti che lo abitano, i rapidi voli multicolori di uccelli bellissimi, i suoni discreti e cantilenanti della parlata Tamil che lo percorrono, rendono l’atmosfera raccolta e mistica come all’interno di una cattedrale. La ‘cattedrale del verde’, appunto. Quella insuperabile e unica del più grande e più vecchio Banyan Tree del sub continente indiano. Qui sorge anche la sede mondiale della Società Teosofica, fondata nel 1882 dalla suffragetta scozzese Madame Annie Besant, dalla russa Helen Blavatzky e dal colonnello H.S. Olcott. Nell’anno 1907 la Besant ne diviene presidente e intraprende una serie di azioni mirate a promuovere l’universalità dello spirito, perseguendo l’amalgama di tutte le religioni del misticismo indiano, scandite dal razionalismo inglese e dal tormento russo. Tre sono i ‘comandamenti’  della Società Teosofica: formare nuclei di fratellanza universale senza distinzione di razza, fede, colore, casta (siamo in India) e sesso; incoraggiare lo studio comparato delle religioni, della filosofia e delle scienze; investigare sulle leggi inspiegabili della natura e sui poteri latenti dell’uomo; capacità queste definite, attorno agli anni Trenta, ‘occultismo’. La ricchissima biblioteca è a disposizione di chi si interessa a tali argomenti; e lo può fare traendo vantaggio dall’unicità del luogo, immerso nel parco ‘speciale’ del grandioso Fico d’India di Chennai. ♦ ff

Foto Web | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com


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